In edilizia il vetro è onnipresente, è un elemento strutturale che si trasforma - adattandosi alle esigenze di progettisti, architetti e vetrai - ma che allo stesso tempo deve fornire delle garanzie di sicurezza.
Un vetro può rompersi per molte ragioni, per esempio un colpo d'aria, un urto accidentale, un tentativo di effrazione, la cosa importante è che il vetro rotto non diventi pericoloso.
Si parla allora di vetri temperati e vetri sottoposti alla laminazione, un processo, quest'ultimo, che consiste nell'assemblaggio di uno o più vetri tenuti insieme da pellicole di PVB.
In caso di rottura i vetri temperati si frantumano in una moltitudine di piccoli framementi poco taglienti, per quelli stratificati, invece, non vi è il rischio di spigoli vivi perché le schegge restano assemblate tra di loro grazie alle pellicole di PVB.
Ci sono delle specifiche norme che stabiliscono gli standard di sicurezza e che classificano le diverse tipologie di vetro, tra cui la norma UNI 7697 e la UNI EN 12600.
La sicurezza del vetro è regolamentata dalla norma UNI 7697 che classifica i vetri per applicazione e montaggio, indicando quelli più idonei, quindi “non pericolosi” in caso di rottura.
La norma distingue le vetrate in:
esterne, quando sono posizionate all'esterno o quando separano un ambiente esterno da uno interno;
interne, sono posizionate all'interno o separano due ambienti interni;
verticali, se l'angolo di montaggio rispetto la verticale è ≤15°;
orizzontali, se l'angolo di montaggio rispetto la verticale è >30°;
inclinate, se l'angolo di montaggio rispetto la verticale compreso tra 15° e 30°;
accessibili, quando le persone possono venirne a contatto nelle condizioni di impiego previsto;
non accessibili, le persone non possono venirne a contatto;
protette, si sono adottati accorgimenti che eliminano in modo certo il rischio connesso ad un'eventuale rottura delle lastre;
non protette, non si sono adottati gli accorgimenti di cui sopra.
Per la scelta del vetro, ci si deve attenere ai due prospetti della norma UNI 7697 – uno generico e l'altro specifico – che riguardano le applicazioni dei vetri in diversi contesti e situazioni.
La norma UNI EN 12600, conosciuta come "prova del pendolo" classifica i vetri a seconda del comportamento e della modalità di rottura di questi dopo esser colpiti da un pendolo che simula l'urto di un corpo molle (che rappresenta l'urto di una persona)
Il pendolo è costituito da due speciali pneumatici ed ha un peso di 50 ± 0,1 kg.
La modalità di rottura osservata, messa in relazione con l'altezza da cui è stato lanciato il pendolo, sono i parametri per classificare le varie tipologie di vetro.
Altezza di caduta | Tipo di rottura |
1: 1200mm | A: fessurazioni con frammenti separati (ricotto, indurito, temprato chimicamente) |
2: 450mm | B: fessurazioni con frammenti uniti (stratificato, armato, pellicola su vetro ricotto) |
3: 190mm | C: disintegrazione in piccole particelle (temprato termicamente) |
Tipo di rottura A:
Tipica del vetro float. La frammentazione non è di sicurezza in quanto presenta crepe con frammmenti separati
Tipo di rottura B:
Tipica del vetro stratificato. La frammentazione è integra, i frammenti rimangono uniti e non si separano
Tipo di rottura C:
Tipica del vetro temprato termicamente. Disintegrazione totale in piccole particelle innocue.
La classificazione dei vetri opera la distinzione tra altezza di caduta e tipo di rottura. Ecco alcuni esempi di classificazione di vetri:
1B1
vetri stratificati - anticaduta nel vuoto - che resistono alla caduta da un'altezza di 1200 mm senza frantumarsi ne permettere alcuna penetrazione. Questa tipologia va scelta nelle aree a rischio più elevato quando in conseguenza della rottura del vetro c'è il rischio di cadere nel vuoto da un'altezza uguale o superiore a un metro causando danni a persone o cose.
2B2
vetri antiferita, resistono alla caduta di un altezza di 450mm senza frantumarsi ne permettere alcuna penetrazione. Sono preferibili ogni qualvolta sussiste un rischio per l'incolumità delle persone.
3B3
vetri stratificati che resistono alla caduta di un altezza di 190mm. Possono essere utilizzati per le situazioni di rischio inferiore o rischio indiretto.
I vetri stratificati vengono identificati con un numero a due o più cifre che indica il numero di vetri, il loro spessore e il numero di pellicole in PVB che vengono collocate tra le due lastre di vetro.
Ad esempio un vetro 66.2 corrisponde a:
>> 2 lastre di vetro float da 6 mm (6+6)
>> 2 pellicole di PVB (.2)
>> 2 pellicole di PVB hanno lo spessore di 0,76mm (ciascuna pellicola ha uno spessore di 0,38mm)
La scelta delle spessore avviene in funzione delle dimensioni del vetro e dei suoi utilizzi.
Le lastre di vetro monolitico sono realizzate con spessori standard da 2 a 25 mm. Nel caso del vetro stratificato vengono assemblate due o più lastre di vetro float con uno o più intercalari di PVB.
Gli strati intermedi in PVB garantiscono l'integrità del vetro: in caso di rottura, l'aderenza tra il vetro e l'intercalare garantisce che i frammenti di vetro non si stacchino dall'insieme.
Spessore da 2 mm a 25 mm
Va dallo (sp. 2+2 pl. 0,38 ) allo (sp. 8.10.8.10 pl.0,76+0,76+1,52+2,28)
È possibile modificare le prestazioni di un vetro stratificato di sicurezza variando semplicemente il numero, lo spessore, le caratteristiche di ogni vetro e dell'intercalare di PVB, per trasformare un semplice vetro di sicurezza in un vetro antivandalico ecc.
In materia di vetri di sicurezza oltre alla UNI 7697 e alla UNI EN 12600 si deve far riferimento ad altre normative:
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